KARIM EL MAKTAFI

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6.880 km. È la distanza tra Desenzano del Garda e Washington D.C. Un viaggio lungo, certo, che però Karim El Maktafi, nato sulle rive del lago italiano, ha fatto nel 2020 in pochi minuti (più o meno). Quando una delle sue foto è stata scelta dal Washington Post per la copertina del numero di aprile sulla pandemia da Covid-19.

L’Italia, Paese di province, che fa arrivare negli Stati Uniti. Se si è bravi.

E Karim El Maktafi è parecchio bravo. Italiano di origini marocchine, nel 2013 si diploma all’Istituto Italiano di Fotografia, a Milano. La city non tradisce mai.

Solo 3 anni dopo, grazie a una borsa di studio, entra in Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton a Treviso. I suoi lavori artistici sono stati esposti a Milano, Berlino, Montpellier, Roma, Torino e in tantissimi altri luoghi. Le sue foto sono su Vice, GEO, Vogue, National Geographic e altre testate.

Ma non solo qui. Karim El Maktafi ha scattato anche per promuovere scarpe (Adidas e Timberland), per lanciare serie tv (Netflix), per pubblicizzare aziende note in tutto il mondo (Airbnb). Un artista visivo, sì, che come tutti gli artisti visivi veste i beni e i servizi di consumo coi suoi occhi.

In due parole, Karim, qual è il tuo rapporto con la fotografia artistica e il compromesso – ché non è una brutta parola – con la fotografia commerciale e pubblicitaria? Qual è, se esiste, la distanza tra queste due forme espressive? Rispondendo a questa domanda, mostraci anche dei tuoi lavori.

La fotografia artistica – o forse sarebbe meglio chiamarla fotografia personale – è la vera ragione per cui fotografo.

È in quei progetti che sento di poter esprimere davvero me stesso. Sono io a dettare le regole, a scegliere la direzione più adatta a raccontare quella storia. È uno spazio di libertà creativa totale dove ogni scelta è dettata solo dalla coerenza con la mia visione.

Credo che il sogno di molti fotografi sia riuscire a portare un frammento di quella stessa visione, quell’energia autentica, anche all’interno dei lavori commerciali. I motivi per i quali ci si dedichi anche al lavoro prettamente commerciale sono diversi, ma quello principale è semplice: la sopravvivenza. I lavori commerciali servono per portare avanti il “mestiere” di fotografo e si devono per forza anche adattare alle richieste del cliente dal punto di vista creativo, di gusto e di visione. Vivere solo di fotografia artistica non è sempre possibile – a meno che tu non sia un nome molto affermato o che non si abbia bisogno di lavorare.

Portare la propria cifra stilistica anche nel mondo del commerciale è una conquista importante e ci provo ogni volta possibile. Non solo è gratificante, ma permette anche di comunicare a un pubblico più ampio, trasmettendo un messaggio, un’estetica, una sensibilità.

Certo, la distanza tra i due mondi – artistico e commerciale – può sembrare abissale, ma è lì che entrano in gioco le persone giuste: quelle figure creative che operano nel mondo commerciale con una mente aperta e una visione capace di riconoscere il valore del lavoro personale di un fotografo. Sono loro a fare la differenza, a saper intravedere in un progetto artistico un potenziale anche sul piano commerciale. Quando ci sono loro i due mondi riescono a dialogare, diversamente ci si plasma di più sulla committenza e non sul proprio “occhio personale”.

Karim El Maktafi, Fantasia
Karim El Maktafi, Marsèll

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